Michael Edelson presenta Roberto Piero Ottavi

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nikarlo
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Michael Edelson presenta Roberto Piero Ottavi

Messaggio da nikarlo » sab ott 07, 2017 2:13 pm

Michael Edelson presenta Roberto Piero Ottavi

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Un romanziere inglese del XX secolo, descrivendo il suo modo di guardare la Germania degli anni 30, scrisse "Io sono una fotocamera". In effetti siamo tutti “fotocamere” perchè, vivendo tra gli altri, non possiamo essere che questo, ma chi più e chi meno. Noi interagiamo, reagiamo e ricordiamo il panorama della vita nel quale nuotiamo ogni giorno, fino a quando non raggiungiamo la spiaggia e porgiamo ad altri quella fotocamera usa e getta.
Tuttavia taluni sono qualcosa di più. Vi sono quelle speciali fotocamere chiamate "fotografi" e sono persone fuori del comune perchè non solo condividono gli eventi della vita a cui hanno assistito, ma anche raccolgono di più grazie alla loro notevolmente più sviluppata sensibilità ma, anche qui, chi più e chi meno. Le sfumature di eventi infinitesimali vengono registrate assieme agli eventi grandi che chiunque è in grado di catturare.
Molte delle fotografie di Roberto catturano questi momenti, questi istanti fuggevoli che definiscono un individuo più d'ogni altro.
Questi momenti "funzionano", per dirlo all'americana, nella misura in cui dimostrano in un istante il perchè abbiamo deciso di fermarci, portare la nostra Leica all'occhio e premere lo scatto.
Per molti anni io sono stato, come dite voi in Italia, “il braccio destro” di Cornell Capa, fratello di Bob, alla Magnum, ho esaminato chilometri quadrati di foto, ho coltivato profonde amicizie con alcuni tra i più grandi fotografi del nostro tempo, HCB in testa a tutti.
Mi ricordo di aver udito proprio Cartier-Bresson chiamarli "momenti yes", per lui "yes" significava che il momento era davanti a lui, maturo per essere colto e Henri è vivo e straordinariamente presente in molte delle fotografie di Roberto Piero Ottavi.
" Intimissimi " ne è un eccellente esempio: la struttura delle gambe e del torso della modella, sono ripetute dal bordo ondulato del prato quando incontra la strada. L'humor è aggiunto dall’uomo che raccatta un oggetto, come se fosse coinvolto sessualmente con la strada.
Di nuovo " Eurostar " mi ricorda una delle sue foto: una coppia che si bacia tra i tavolini di un caffè anche se il taglio è ovviamente differente e non poteva essere altrimenti perchè non si tratta mai di emulazione ma di sensibilità parallela.

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E nuovamente lo stile e l'anima di Bresson emergono prepotentemente nell'immagine dell'uomo paralizzato in strada, sapientemente mantenuto al limite dell'inquadratura con l'angolo delle sue stampelle ripreso dall’obliqua finestra rotta, in alto. L'immagine dell'uomo sulla panchina con il colombo, è HCB puro, con le strisce di legno che ripetono il design astratto della spalla e del braccio.

Michael Edelson, 2005

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